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L’ex ministro Fornero: "Impegnarsi nella società per raggiungere la parità di genere e contrastare il declino del Paese"

La lectio nell'auditorium di Banca di Cherasco in occasione del 25 novembre

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“La storia conta, ha un peso, non si può cancellare. Una storia di disparità tra uomini e donne crea stereotipi e distorsioni, che sono ancora dappertutto: nelle scuole e negli ambienti di lavoro, in politica e nella società”. Così ieri sera ha detto Elsa Fornero, ospite dell’auditorium di Banca di Cherasco per il ciclo di conferenze divulgative “Cherasco incontra”. La docente dell’Università di Torino, economista ed ex ministro è intervenuta sull’“indipendenza economica delle donne come valore sociale”: un argomento che studia da oltre due decenni e che è collegato al 25 novembre, la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne.

Fornero ha parlato della distinzione tra libertà e bisogno, oltre alla necessità di impegnarsi e di riconsiderare i valori civici per arrivare a una reale parità di genere. Ha sfatato alcuni diffusissimi stereotipi sul mondo del lavoro “in rosa”, con dati che vedono l’Italia in pesante ritardo rispetto agli altri Paesi europei, mostrando statistiche puntuali che contraddicono luoghi comuni consolidati come “le donne sottraggono lavoro agli uomini”, oppure “le donne sono meno preparate e se lavorano hanno meno figli”.

Sono seguite le domande del pubblico e l’ex ministro ha così riflettuto sui valori scritti nella Costituzione che dovrebbero ispirare i legislatori, le aspettative su crescita del Pil e progresso culturale intorno agli interventi finanziati con i fondi europei del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), spaziando dalla tenuta del sistema pensionistico italiano ai problemi di occupazione, reperibilità della manodopera, produttività, aumento dei salari.   

Fornero ha anche rivelato alcuni retroscena legati alla sua attività di ministro a Lavoro, Politiche sociali e Pari opportunità durante il Governo Monti, raccontando le “pressioni” ricevute quando per l’Italia sottoscrisse la convenzione di Istanbul sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Una convezione che dopo oltre un decennio non è ancora stata adottata da tutti i Paesi europei e resta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per tutelare le donne contro qualsiasi forma di discriminazione e sopruso.

In conclusione, la docente ha riflettuto sul problema del costante e crescente calo demografico dell’Italia e sulla necessità di impegnarsi nella società, attraverso l’attivismo e il volontariato, “per arrivare - ha detto - alla piena parità di genere, superare il lento declino dell’Italia, adottare una cultura dell’inclusione e del rispetto che è l’esatto opposto all’incultura del dominio, di cui continuiamo a sentire tragici esempi nei fatti di cronaca, anche i più recenti”. 

 

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