Intercultura 2019: l'esperienza di Francesco negli USA
Intervista a Francesco, vincitore della borsa di studio 2019 con Intercultura e Banca di Cherasco.
Cosa ti è piaciuto di più della tua esperienza all’estero con Intercultura?
Se dovessi pensare al momento più bello vissuto durante la mia esperienza all’estero non riuscirei a identificarne uno preciso, perché sono stati tutti fantastici ed indimenticabili! Se dovessi scegliere, direi il legame di amicizia che si crea tra i ragazzi che frequentano lo stesso programma. Questo è ancor più intensificato dal fatto che al momento della partenza, in linea di massima, tutti provano le stesse sensazioni contrastanti (allegria e felicità per il viaggio ma anche paura o comunque una sorta di imbarazzo) che poi vengono superate grazie ad un grande lavoro di squadra. Sei al fianco di una grande famiglia che è sempre pronta a supportarti e accompagnarti negli alti e bassi che un viaggio come quelli proposti da Intercultura inevitabilmente causa. Non lasciatevi però scoraggiare: tutte queste emozioni vi faranno crescere in un modo che nemmeno potete immaginare e, alla fine, sarete contentissimi di essere riusciti ad affrontarli con le vostre forze.
Come hai vissuto all’interno del College e in che modo sei stato accolto?
Come tutti gli aspetti curati da Intercultura, anche l’accoglienza è stata impeccabile: siamo arrivati molto tardi al College, ma i nostri PCs (i referenti per le attività e tutti gli eventuali problemi, che poi sono diventati nostri amici) ci hanno accolto con calore ed entusiasmo, nonostante fosse mezzanotte e mezza.
L’organizzazione del College era ineccepibile: le camere ordinate e pulite e i vari padiglioni, dove partecipavamo alle lezioni, erano ben collegati tra loro. La vita è piuttosto frenetica nell’ambiente universitario, con orari da rispettare, attività a cui partecipare, ma non sono mancati momenti di relax in cui eravamo liberi di circolare per il College o potevamo semplicemente occupare le aree attrezzate che si trovavano nel cortile comune del dormitorio.
La cosa che mi ha stupito di più è la sua estensione: la cosiddetta University City occupa una vastissima superficie e all’interno vi risiedono non solo studenti, ma anche interi nuclei familiari.
Quali corsi hai frequentato negli Stati Uniti? La scuola è diversa da quella italiana?
Avendo partecipato ad un periodo estivo della durata di quattro settimane, le lezioni non erano volte all’apprendimento di un programma scolastico, bensì alla riflessione su problemi globali o riguardanti la costa occidentale degli Stati Uniti. Questi dibattiti miravano a comprendere l’importanza di tali problematiche e a tentare di trovare una soluzione sostenibile e realizzabile. In generale il metodo con cui si affronta un compito assegnato è abbastanza diverso da quello utilizzato qui in Italia: viene incoraggiato molto di più il lavoro a gruppi rispetto a quello individuale e l’esposizione di quanto elaborato avviene quasi sempre oralmente, davanti agli altri ragazzi. Trovo che in questo modo l’ambiente che si viene ad instaurare sia molto più stimolante rispetto a quello che si crea attraverso una tradizionale ricerca di storia o di letteratura e i dibattiti avvengono sempre nel rispetto di tutte le opinioni espresse.
Ti sentiresti di consigliare questa esperienza ad un amico? Perché?
Consiglierei assolutamente questa esperienza a chiunque fosse interessato a conoscere una nuova cultura e ad aprire i propri orizzonti al mondo odierno. Al ritorno ciò che ti rimane sono tutti quei piccoli e grandi cambiamenti avvenuti dentro te stesso e causati dal fatto di dover affrontare le situazioni in prima persona. In generale quest’esperienza comporta una grande crescita personale, sia dal punto di vista dell’autonomia, sia nel modo in cui si percepiscono il mondo e le relazioni interpersonali. Direi che il motto di Intercultura calza a pennello: “Intercultura, una storia per tutta la vita”.
Le iscrizioni per le borse di studio Intercultura 2020 sono aperte fino al 20 gennaio. Clicca qui per ulteriori informazioni!